A Padova esiste una enorme piazza (88.620 mq) tra le più grandi d’Europa, Prato della Valle, così si chiama in ricordo del fatto che prima della sua sistemazione non era altro che un grande spazio – non necessariamente ricoperto da un prato – adibito a funzioni commerciali, soprattutto mercato di bovini, e ancor prima – come suggerisce il nome “pratum vallis” già dal XII secolo – probabilmente anche soggetta ad allagamenti e paludosa.

Padova, prato della valle
Prato della Valle

La sua attuale sistemazione è dovuta ad Andrea Memmo, provveditore straordinario della Serenissima e grande appassionato di architettura, che giunto a Padova nel 1775 ne ordinò la bonifica affidando i lavori a Domenico Cerato, abate e docente di architettura all’Università di Padova.

La trasformazione del luogo in una sorta di giardino patrizio, come era d’uso nelle residenze estive dei nobili veneziani nell’entroterra del Veneto, ma con finalità pubbliche, ne fa un esempio di soluzione urbanistica e qualificazione ambientale di prim’ordine.

Padova, prato della valle
Prato della Valle

Il costo dell’intera operazione fu notevole, e per ricavare i fondi necessari si concesse l’opportunità alle famiglie benestanti di sponsorizzare la realizzazione delle statue che ornano il luogo: ciascuna famiglia nobile o comunque facoltosa ne fece un punto d’orgoglio, così che l’impresa fu portata a termine e oggi possiamo ammirare ben 78 statue dedicate a personaggi illustri.

Padova, il canale di prato della valle
Prato della Valle in veste notturna

Ma chi sono questi personaggi che da tempo sfidano le intemperie e soprattutto lo smog cittadino?

Il bando della sponsorizzazione imponeva che la statua che si desiderava erigere a proprie spese effigiasse un personaggio importante non ancora in vita che avesse portato lustro alla città di Padova con opere o imprese.

Quindi troviamo le statue, oltre al mitico fondatore di origine troiana Antenore, di grandi personaggi quali Tito Livio, Pietro D’Abano, il musicista Giuseppe Tartini, Galileo Galilei, Francesco Petrarca e di diversi altri uomini illustri e di… un’unica donna, Gaspara Stampa, posta quasi in disparte ai piedi di un’altra statua.

Il limite di poter rappresentare solo grandi personaggi non più in vita però andò stretto al cavaliere Antonio Cappello, che pur di poter rappresentare il celeberrimo scultore Antonio Canova che ammirava enormemente, ma ancora in vita al momento dell’erezione della statua a Prato della Valle (infatti mori nel 1822), trovò un “escamotage“: fece realizzare da Giovanni Ferrari nel 1796 una statua con Canova stesso ripreso nell’atto di scolpire il busto di un antenato dello stesso Antonio Cappello.

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Canova nell’atto di scolpire in busto un antenato di Antonio Cappello

Un modo tutto “italiano”, suggerisco io, per eludere le normative: fatta la legge, trovato l’inganno!

Leggi anche Antonio Canova: Dedalo e Icaro

Di Marco Mattiuzzi

Artista, docente e divulgatore, si occupa di arte e comunicazione sotto molteplici forme: musica, insegnando chitarra classica per circa vent'anni; fotografia, esponendo, pubblicando e scrivendo su riviste specializzate; distribuzione libraria, nel settore fotografia e arte; di letteratura per diletto e di informatica quale titolare di un'azienda WEB e Streaming Hosting. Dal 2018 ha fondato il gruppo Facebook "Pillole d'Arte" con oltre 50.000 iscritti e gestisce la web radio https://webradio.cyberspazio.tv/ dedicata alla musica classica. Nella sua Vercelli collabora con diverse organizzazioni culturali tra cui: Amici dei Musei, Artes Liberales, Società Storica Vercellese e tante altre.

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