Le cave di Carrara sono luoghi legati a tanti artisti del marmo di ogni epoca, in una di queste ho potuto osservare l’omaggio di Ozmo a Michelangelo.
Pseudonimo di Gionata Gesi (1975), Ozmo è un artista pontederese e pioniere della Street Art, formatosi all’Accademia di Belle Arti di Firenze.
L’emozionante gesto della Genesi è stato riproposto da Ozmo come omaggio al grande artista del Rinascimento su una parete di marmo all’interno della cava Galleria Ravaccione, in località Fantiscritti.
Una cava che si trova nel cuore dei bacini marmiferi di Carrara dove si estrae il pregiato marmo bianco apprezzato per la sua qualità in tutto il mondo.
L’attività estrattiva nelle zone di Ravaccione, iniziata fin dall’epoca Romana, ha fornito i blocchi di marmo ai principali scultori di tutti i tempi, e ancora oggi la purezza del così detto “marmo statuario” è sinonimo di qualità eccelsa in Italia e all’estero.
Nel 1963 Carlo Dell’Amico, pioniere della tecnica di escavazione interna, sfruttando il tunnel della Marmifera (treno adibito al trasporto dei blocchi) ha portato i lavori di cava direttamente al centro della montagna, ricavando immense stanze calcolate in 24.000 metri cubi, sostenute da imponenti colonne che alla pari di cattedrali rinascimentali incantano i visitatori facendo perdere loro il senso delle proporzioni e del tempo.
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Un’opera imponente
L’opera realizzata da Ozmo ha misure imponenti quanto l’ambiente, circa 160 metri quadrati, 14 metri di altezza e 11 di larghezza.
È stata ideata allo scopo di evidenziare lo stretto legame tra la creazione divina e la creazione umana, e la sua collocazione – alla pari dell’originale di Michelangelo – non è certamente casuale.
La cava è vista come unione tra natura e arte, un percorso iniziato milioni di anni fa con i rivolgimenti della Terra che con l’azione combinata di temperature elevate e pressione trasforma del semplice carbonato di calcio in compatto marmo.
Un materiale in seguito estratto dai cavatori e quindi messo nelle mani di artisti che riusciranno, con la loro abilità, a eliminare il superfluo scoprendo così la figura che vive celata all’interno del blocco di pietra – come amava affermare Michelangelo – e non attende altro che ci sia qualcuno che la porti alla luce.
La creazione divina non è forse tutto questo?
La scelta di OZMO di riprendere la creazione di Adamo da parte di Dio, che mirabilmente Michelangelo aveva affrescato nella Cappella Sistina, ha dunque un fondamento concettuale notevole.
Omaggiare chi fu un grande artista di ogni epoca nonché frequentatore assiduo di questi luoghi alla ricerca del suo blocco di marmo perfetto.
Se al cospetto di queste opere riusciamo a percepire con il pensiero che lo spazio svanisce così come il tempo, e che l’unica certezza è quella di sentirsi una minuscola parte di un universo immortale, forse riusciremo a comprendere la grandezza della creazione e il nostro ruolo in essa.
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