Durante una mia visita al Labirinto della Masone, luogo magico creato dal nulla da Franco Maria Ricci, raffinatissimo editore e collezionista d’arte, mi sono imbattuto in una sala dedicata a un tema che difficilmente lascia indifferenti: una collezione di Vanitas con rappresentazioni di teschi e quanto altro possa ricondurre alla decomposizione del corpo, una teatralità che appartiene a reminiscenze medievali ma elaborate con gusto barocco.

L'opera Vanitas di Maurizio Bottoni
Maurizio Bottoni: Vanitas
(Memento mori con mosche)

Una esposizione che potrebbe essere vista come un divertimento ad appannaggio di chi è vivo, ma anche una sorta di testamento spirituale che riporta la propria visione religiosa sul tema della morte, un qualcosa su cui inevitabilmente prima o poi tutti noi si dovrà pur meditare.

Oggi si tende a emarginare questo aspetto, non è più vissuto in famiglia come un tempo, vi è una sorta di separazione come se non ci riguardasse… tuttavia una volta era una costante quotidiana, si era maggiormente sottoposti ad essa poiché la si poteva contrastare molto raramente e quindi la si poteva ben definire “sorella morte“, come fece San Francesco nel suo splendido Cantico delle Creature.

In questo articolo non desidero analizzare delle opere o autori in particolare, solo presentare – proprio con l’intento di un Memento Mori – un dipinto di Maurizio Bottoni (1950), “Vanitas (Memento mori con mosche)” che si trova esposto a Masone, un fotogramma dal film Il Settimo Sigillo del grande regista Ingmar Bergman (un memento mori anch’esso secondo il mio parere) e la “Passacaglia della vita” attribuito a Stefano Landi (1587–1639), compositore e cantore appartenente alla scuola romana del primo barocco.

Un fotogramma dal film "Il settimo sigillo", di Ingmar Bergman
Fotogramma dal film “Il Settimo Sigillo” di Ingmar Bergman

Probabilmente i più conoscono dipinti simili, così diversi avranno visto il film di Ingmar Bergman, ma suppongo che ben pochi, se non musicisti, conoscano il brano attribuito a Stefano Landi (1587-1639) che consiglio di ascoltarlo integralmente nonostante il tema trattato.

Oggi l’avanzamento della medicina e il lungo periodo di pace in Europa ha rimosso dai nostri pensieri i Memento Mori, l’immagine della Morte viene allontanata e appannata, si cerca l’eterna giovinezza ricorrendo a interventi estetici con la speranza di fermare il tempo, e allo stesso tempo le persone anziane vengono ricoverate in case di riposo quasi per nasconderle e la fine vita avviene sempre più spesso in ospedale e raramente in casa: forse sarebbe utile riprendere i Memento Mori per non farci sorprendere impreparati psicologicamente ad affrontare situazioni difficili come la pandemia COVID-19 del 2020.

“Passacaglia della vita”, attribuito a Stefano Landi (1587-1639)

Concludo con un estratto dal Cantico delle Creature di San Francesco, un Memento Mori letterario di grande impatto emotivo:

Laudato si’ mi’ Signore per sora nostra morte corporale,
da la quale nullu homo vivente pò skappare.
guai a cquelli ke morrano ne le peccata mortali,
beati quelli ke trovarà ne le tue santissime voluntati,
ka la morte secunda no ‘l farrà male. 

Di Marco Mattiuzzi

Artista, docente e divulgatore, si occupa di arte e comunicazione sotto molteplici forme: musica, insegnando chitarra classica per circa vent'anni; fotografia, esponendo, pubblicando e scrivendo su riviste specializzate; distribuzione libraria, nel settore fotografia e arte; di letteratura per diletto e di informatica quale titolare di un'azienda WEB e Streaming Hosting. Dal 2018 ha fondato il gruppo Facebook "Pillole d'Arte" con oltre 50.000 iscritti e gestisce la web radio https://webradio.cyberspazio.tv/ dedicata alla musica classica. Nella sua Vercelli collabora con diverse organizzazioni culturali tra cui: Amici dei Musei, Artes Liberales, Società Storica Vercellese e tante altre.

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