Tra sacro e profano, l’antico rito dei Virgineji

I Virgineji

Si dice così nella mia città, a Seminara (RC), in altre zone invece si chiama “u mmitu“ oppure “u mbitu” (l’invito).

Il termine indica una tradizione della Calabria diffusa anche in Sicilia e in Puglia, un rito di ispirazione cristiana ma non solo.

L’ultima volta che ho assistito a questo rito era il 2017, quando una signora del paese, nota a tutti come Cummàri Mela, diede vita alla cerimonia.

cummari mela
Cummàri Mela intenta a servire i commensali

19

Era il 19 di Marzo, giorno dedicato a San Giuseppe e, come da tradizione, fu organizzato il banchetto per dare vita a questa usanza.

Il rito consiste nell’invitare 17 ragazze e 2 ragazzi dell’età compresa tra i 9 e i 13 anni, ai 19 ragazzi corrispondono 19 portate messe sul tavolo.

Tra le 19 portate non c’era la carne mentre non poteva mancare la Pasta con i Ceci, il pesce stocco (stoccafisso), il Baccalà fritto, i Broccoli, ecc..

Religione e solidarietà

L’organizzazione del rito dei “Virgineji” aveva un doppio fine: era un modo per celebrare la Sacra Famiglia e allo stesso tempo si dava, a bambini poveri, la possibilità di godere di un pranzo completo.

Erano le famiglie benestanti, infatti, che una volta l’anno rovesciavano i canoni e diventavano servitori della gente povera.

L’origine della tradizione

La tradizione dei Virgineji non è databile cronologicamente ma si intuisce che sia antichissima, probabilmente medievale, poiché oltre alla derivazione religiosa rivanga il ricordo di antiche carestie e la conseguente munificenza della Chiesa e delle famiglie benestanti, verso la gente povera.

Il rito dei Virgineji può essere visto anche come una “festa dei poveri” se la associamo alla povertà di S. Giuseppe, falegname, povero, alla cui moglie fu negato un riparo persino per il parto. Il convito consisterebbe allora nella riproposizione di quell’accoglienza che mancò alla Sacra Famiglia.

Altre ipotesi

C’è anche un’ipotesi pagana legata al rito dei Virgineji, per alcuni è da considerarsi come una festa della fertilità.

Altri ancora legano la tradizione alla festa di Primavera in quanto è celebrata a due giorni dall’equinozio primaverile.

In Calabria ‘u ‘mbitu è praticato in grande stile, oltre che a Petilia, anche a Scandale e Crotone, a Laureana di Borrello, a S. Domenica, a Orsomarso, a Sangineto, a Bonifati, a Verbicaro, a Bivona e, ovviamente, a Seminara.

In mancanza di ragazzi il sig.Femia si è prestato a impersonare la figura di San Giuseppe.

Se ti è piaciuto questo articolo leggi anche: Il rito ancestrale della Corajisima.

By Domenico Scordo

Ideatore e Curatore del Tesoro della Basilica di Seminara (RC), Presidente dell' Associazione Progetto Futuro, promotore instancabile della Cultura Storico-Artistica del Territorio della Costa Viola.

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