A far l’amore comincia tu: dalle case di tolleranza alla Legge Merlin

casa di tolleranza

«Ahi serva Italia di dolore ostello
nave senza nocchiere in gran tempesta
non donna di province, ma bordello»
(VI 78-80)

Era una fredda sera di marzo 2021 quando su Netflix incontrai una signora dal nome Madame Cloude.

Non oserei chiamarla una prostituta quanto più una “manager” che nella Parigi degli anni ’60 aveva sotto la sua guida circa cinquecento ragazze squillo.

Ragazze molto belle e, soprattutto, istruite; donne di gran classe proprio perché ai servigi di politici, diplomatici e personaggi influenti. La fortuna di Fernande Grudet (il suo vero nome) per un lungo periodo fu data dal fatto che era un’informatrice della Polizia, di conseguenza era una ‘protetta’.

Ma non è dell’estimatrice Madame che vi voglio parlare quanto proprio dei bordelli che c’erano anche in Italia sotto il regime fascista, dove gli organi di sicurezza e la polizia politica teneva informatori e informatrici proprio per smascherare eventuali sovvertitori.

I più svegli, dunque, sapevano tenere la bocca chiusa. Altro che la mascherina, un vero e proprio bavaglio.

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Ah, la prostituzione!

È vero, il mestiere più antico del mondo.

La Serenissima (tra il 1400 e il 1500) certamente non ne era immune sopra il famoso Ponte delle Tette stavano le giovani donzelle a petto nudo in attesa di qualche ‘amatore’ che le potesse cibare.

E Firenze aveva anche ella la sua Madame Saffo vicino a Piazza della Passera.

piazza della passera
Piazza della Passera a Firenze

Nel 1958 Napoli aveva La Supreme’i ricchi clienti affezionati si intrattenevano con Dorina “da Sorrento”, Anastasia “‘a friulana” o Nanninella “‘a spagnola”.

Milano pure era spagnoleggiante con ‘Carmen l’Andalusa’ e la sua Via dei Fiori Chiari.

Amore libero vs fascismo

Nel ventennio fascista le Case di Tolleranza erano regolamentate da Leggi ferree. Potevano essere la salvezza economica di molte giovani donne.

Tuttavia per poter concedere il proprio corpo il regime richiedeva determinate doti e qualità nonché un tirocinio. Ci voleva garbo, passione, modo (beh c’erano pure i bordelli di bassa lega, eh)… potete dire di incontrare ciò sui marciapiedi odierni?

Gli agenti del partito controllavano gli interessati che dovevano avere almeno la maggiore età. Solo chi accedeva ai piani superiori poteva vedere affisse al muro le regole sanitarie del luogo, le cartoline sensuali, le regole da seguire e, ovviamente, il tariffario.

Le camere fornite da letto, lavandino, bidet e ovviamente tutto ciò che serviva per ‘proteggere’. Odore di borotalco e sapone.

Importanti erano, appunto, le regole sanitarie, difatti, le splendidi donne venivano periodicamente sottoposte a visite ginecologiche. E nei registri venivano annotati le donne di mestiere.

Tariffario casa di tolleranza durante il fascismo
Tariffario di una casa di tolleranza durante il ventennio

Pare che il Duce non fosse poi tanto propenso a questi luoghi in quanto andavano in scontro con la sua politica sulla famiglia (ne abbiamo parlato in un articolo precedente).

Difatti da un certo momento si decise di non concedere più licenze per nuove aperture ma di dettare regole stringate per le case chiuse già esistenti.

Il termine chiuse è infatti da intendersi in quanto le finestre erano chiuse e le tende non lasciavano intravedere nulla.

Ma lo Stato era un “pappone”?

Secondo quanto riportato da alcuni articoli sul web pare che nel 1958 l’Italia vantasse ben 560 case dell’amore, 2.700 prostitute che facevano cassa allo Stato ben 100 milioni di lire , pari a 1,1 milioni di euro.

La storia del piacere è lunga assai, ha radici profonde. Chiamatele come volete: lupanare, case chiuse, d’appuntamento, bordelli, di tolleranza, casino, postriboli ma sono una parte della storia dell’umanità.

E poi arrivò la legge Merlin

Ma come ogni gran storia che si rispetti non può che mancare l’inciampo, l’ostacolo, la grande opposizione a sua volta con tanti muri da spostare più che abbattere.

Un giorno non tanto lontano arrivava in Italia la Legge 20 febbraio 1958 n.75, la cosiddetta Legge Merlin:

Capo I : CHIUSURA DELLE CASE DI PROSTITUZIONE

Articolo 1: “E’ vietato l’esercizio di case di prostituzione nel territorio dello Stato e nei territori sottoposti all’amministrazione di autorità italiane.”

Fu il buio.

Sebbene le case chiuse molto spesso volevano avvicinarsi al fascino delle lussuose ed eleganti case francesi, la Parlamentare Socialista, da cui prende il nome la Legge in quanto sua promotrice e sua prima firmataria di converso, voleva seguire la scia dell’attivista francese ed ex prostituta Marthe Richard che 1946 fece chiudere le case di tolleranza in Francia.

Richiamando i princìpi della “Convenzione per la repressione della tratta degli esseri umani e dello sfruttamento della prostituzione”, il primo disegno di Legge venne presentato nel 1948 e solo dopo un lungo iter parlamentare venne approvato il 20 febbraio del 1958.

Importante fu l’adesione dell’Italia all’ONU, perché proprio grazie a ciò l’Italia dovette sottoscrivere diverse convenzioni e tra queste vi era compresa la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (1948) che, tra le altre cose, obbligava gli Stati firmatari di impedire la tratta degli esseri umani e la Convenzione sulla Soppressione del Traffico di Persone e lo Sfruttamento della Prostituzione Altrui (1949/1951).

ll dibattito parlamentare della Senatrice Merlin batteva, anche, su alcuni articoli fondamentali della COSTITUZIONE ITALIANA : Art. 3 “Tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge” , Art. 32 : la salute come diritto fondamentale dell’individuo e il secondo comma dell’art. 41 che stabilisce come un’attività economica non possa essere svolta in modo da recare danno alla dignità umana. (Già perchè secondo alcuni quelle donne amavano male perchè male amate, una questione psicologica insomma).
In sostanza , puntava (e così avvenne) non solo alla chiusura dei bordelli ma a punire il favoreggiamento e sfruttamanto della prostituzione ma non chi si prostituiva o i clienti.
Importante sottolineare che qualcuno, proprio all’interno del PSI, seppur d’accordo con la chiusura delle case chiuse asseriva che il fenomeno della prostituzione fosse inestirpabile e quindi che era , comunque, necessario regolamentare la prostituzione per non avallare lo sfruttamento “sotterraneo” e per garantire la salute pubblica.
E citando Benedetto Croce , del Partito Liberale Italiano :”Eliminando le case chiuse non si distruggerebbe il male che rappresentano, ma si distruggerebbe il bene con il quale è contenuto, accerchiato e attenuato quel male”, oltre” a rappresentare ad intrusione della sfera morale e personale dell’individuo.”

La storia dopo l’approvazione della Legge Merlin è vasta, il dibattito sociale e politico non si è mai del tutto chiuso così come il meretricio non si è estinto.

Su questo tema vi consiglio il film La Marge nella cui colonna sonora troviamo anche Shine on you, Crazy Diamond dei Pink Floyd.

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By Michela Tripodi

Avvocato. Dedica parte del proprio tempo ad attività culturali e benefiche come presidente dell'Associazione socio-culturale "Sibilla". Da anni impegnata nel sociale, ha dedicato le proprie proprie energie dando un contributo nel mondo del lavoro attraverso l'attività sindacale. Crede fortemente nelle potenzialità della sua Calabria e punta alle valorizzazioni delle sue intelligenze.

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