Le leggende di Seminara (RC) tra Storia e fantasia.

Uno scorcio di Seminara

Il Folletto

iti a lettu ca veni u Fajettu

Nei ricordi di tutti i bambini seminaresi non esisteva l’uomo nero o il lupo cattivo, tra le leggende di Seminara emerge invece una figura ricorrente usata dai grandi per tenere a bada i più piccoli, u Fajettu, chi era costui?

Un terribile gnomo vestito di rosso con un grande cappello che popolava le tortuose gallerie sotterranee di Seminara.

Si racconta che questo mostro viveva in una tana scavata nel tufo in una zona vicino Seminara chiamata “Race”, dal greco “dirupo”. Questa terribile figura prediligeva la notte e il far della sera per terrorizzare i tanti contadini stanchi che rientravano nelle loro dimore.

Il folletto gli traeva vere imboscate saltandogli addosso e stringendo le sue mani sul collo fino a soffocarli, ma si narra che tanti fecero fortuna, perché chi riusciva a portagli via il cappello veniva ripagato con monete d’oro pur di riaverlo.

Questa leggenda che si tramanda da secoli prende il suo nascere quando fuori le mura di Seminara i pirati saraceni si rifugiavano nei vari anfratti che circondavano la Città assalendo i contadini.

La chioccia d’oro

tra le leggende di seminara troviamo la chioccia d'oro

Un altra delle leggende di Seminara che veniva tramandata dai contadini era quella della chioccia e dei pulcini d’oro o, come dicono a Seminara, “a hjocca chi puricini d’oru”.

Si narra che fuori le mura della potente città, nel pianoro dietro la Chiesa di Sant’ Antonio e tra gli uliveti secolari, ogni mattina, quando dai contrafforti dell’Aspromonte l’aurora spunta e bacia per prima Seminara – essendo la città che dalla collina domina la valle delle Saline, oggi “Piana di Gioia Tauro” – faceva comparsa mamma chioccia che portava in giro i suoi pulcini intenti a nutrirsi nel fertile terreno.

La tradizione popolare vuole che chi riuscisse a prendere uno dei pulcini d’oro, non facile impresa, mamma chioccia per riaverlo guidasse il fortunato dove era nascosto un tesoro d’inestimabile valore composto da gemme preziose.

Questa leggenda, simile alle altre, è riconducibile all’epoca delle invasioni Longobarde durante le quali Seminara, a differenza di tutte le altre città Magno greche, venne risparmiata dalla distruzione.

Manufatti preziosi rappresentativi di chiocce e corrispettivi pulcini non erano infatti rari in quel periodo ed erano, inoltre, tra i soggetti principali dell’oreficeria barbara.

Molto famosa è il gruppo scultoreo di manifattura longobarda che rappresenta “Chioccia coi i sette pulcini d’oro” un piatto d’argento dorato della regina Teodolinda (regina dei Longobardi e regina d’Italia dal 589 al 616), custodito nel Museo della cattedrale di Monza.

“A mio Padre alla sua cultura contadina e ai sui racconti.”


Leggi anche: Il rito ancestrale della Corajisima.


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By Domenico Scordo

Ideatore e Curatore del Tesoro della Basilica di Seminara (RC), Presidente dell' Associazione Progetto Futuro, promotore instancabile della Cultura Storico-Artistica del Territorio della Costa Viola.

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