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L’ultima storia “egualitaria” di Luis Sepùlveda

L’ultima storia “egualitaria” di Luis Sepùlveda

Avrebbe affabulato anche questa nuova realtà Covid-19 il "letterato impuro" - così lo etichettò malamente da sempre la critica latinoamericana - Luis Sepùlveda, cileno di nascita, boliviano di "sangre", vagabondo di tutte le Terre che stanno a Sud.  Muore inerme nel surreale che sempre disdegnò, così attratto dalla letteratura "popolare", dalle genti cui non si riconosceva diritto, del "profondo rosso" degli sconfitti dalla tirannia "dell'amnesia come ragione di Stato".  L'anarchico e poi socialista Sepùlveda non si anestetizzò col veleno dei potenti, dell'usurpatore cileno. Ne pagò dazio con prigionia, esilio e "secondo esilio", quello che ti fa intravedere la tua terra…
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